TRE CAPOLAVORI A VICENZA

Gianandrea Gazzola

Gianandrea Gazzola, "Per Silentia III”, installazione site-specific

Lo specchio d’acqua realizzato da Gazzola è profondo pochi centimetri. Viene messo in movimento da alcune lamelle metalliche, allineate su un lato della vasca, che vibrano con intensità e frequenze diverse governate da un computer, secondo la composizione dall’artista. Le lamelle comunicano la loro spinta all’acqua che, investita da un fascio di luce incidente, proietta le sue increspature sui due schermi, rivelandone il movimento e i contorni. Gli impulsi che creano le onde sono generati da infrasuoni: suoni, cioè, che l’orecchio non è in grado di udire, ma che riescono ad imprimere una traccia nell’acqua. Proiettano la loro architettura sulla superficie verticale, che ne raccoglie i riflessi, esito di una partitura che si offra alla vista, ma non all’udito. Musica e architettura condividono rapporti armonici derivati dalla suddivisione di una corda tesa in vibrazione, descrivibile in modo matematico e geometrico. Palladio faceva uso di questi rapporti armonici nei suoi edifici, per determinare le proporzioni degli spazi, anche per le logge di questa Basilica.

Daniele Barbaro e Andrea Palladio, I dieci libri dell’architettura di M. Vitruvio, Venezia, presso Francesco de’ Franceschi, 1567. Biblioteca Civica Bertoliana, Vicenza

Le liquide figure generate dalle onde sono basate sugli stessi rapporti armonici delle architetture palladiane, così come sono teorizzati dall’architetto romano antico Vitruvio: in mostra è esposta proprio la preziosa edizione del trattato vitruviano Sull’architettura, illustrata da Palladio nel 1554, oggi fra i tesori della Biblioteca Bertoliana di Vicenza.
Il De Architectura di Vitruvio è l’unico trattato di architettura romano antico disponibile nel Rinascimento. Palladio lo studia a fondo e pubblica con Daniele Barbaro una sua edizione illustrata stampata a Venezia.
Secondo Vitruvio, l’architetto deve padroneggiare la musica: una scienza esatta, che traduce in proporzioni e numeri i suoni che la natura genera spontaneamente.
Vitruvio descrive visivamente la propagazione della voce nell’aria assimilandola alle increspature “dell’acqua, dove sia gettata una pietra”. Via via che la trattazione si fa più approfondita, gli intervalli fra le note musicali si traducono in rapporti geometrici fra i segmenti di diversa lunghezza di una corda in vibrazione. Pizzicando la corda a metà della sua lunghezza, il suono sarà un’ottava più alto; pizzicandola a due terzi, si otterrà un intervallo di quinta e così via. Gli stessi rapporti 1:2, 2:3 e 3:4 compaiono nei Quattro libri di Palladio come i più efficaci per proporzionare fra loro le dimensioni delle stanze, che nei suoi edifici quasi sempre misurano 16 x 16, 16 x 12 e 16 x 24 piedi vicentini.